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24 Ott, 17

L’editoriale di MAG (Legal Community) parla di cultura professionale e di Bari

Cover-MAG-ottobreNessuna esclusiva sulla cultura professionale

di Nicola Di Molfetta
Editoriale al numero di MAG del 23 ottobre 2017

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Milano? Ormai è diventata un must have per il profilo di uno studio legale d’affari che voglia essere percepito come protagonista della scena nazionale.

Tuttavia, c’è un dato che trovo molto interessante e che ha continui riscontri nell’evoluzione del mercato legale italiano.

Mi riferisco al moltiplicarsi di progetti professionali che mettono al centro concetti come organizzazione, strategia, internazionalizzazione e specializzazione. E il punto è che si tratta di iniziative che fioriscono non soltanto all’ombra del Duomo. Ma nascono in tutto il Paese, dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, fino alla Puglia e alla Sicilia.

Gli ultimi dieci anni, così importanti per il settore, hanno visto la propagazione di una nuova cultura professionale in gran parte del territorio.

E in alcuni casi, è stato proprio il territorio o se volete la provincia a determinare i cambiamenti e le innovazioni più interessanti.

Si pensi alla prima cooperativa legale italiana: dov’è stata costituita?

A Bari, non a Milano. E gli avvocati che sono riusciti nell’impresa sono stati così abili da centrare l’obiettivo prima ancora che venisse approvata la riforma delle società professionali con la legge sulla concorrenza dello scorso agosto.

Il territorio, anche nella professione forense, si conferma serbatoio di idee nuove e soprattutto di grande voglia di fare. Anzi, per certi versi, in questa fase storica dominata da uno stato di calma apparente nelle principali law firm del Paese, le iniziative che nascono fuori dalla city nazionale riescono a essere più visibili e a fare più rumore. Si tratta di un’occasione importante.

Gli studi legali che stanno facendo da apripista per nuovi modelli operativi in aree dove fino a oggi ha dominato un approccio tradizionale (o come dicono alcuni, artigianale) alla professione, si stanno dotando allo stesso tempo di un enorme vantaggio competitivo nei confronti dei loro diretti concorrenti mostrando al mercato di riferimento che per trovare un certo tipo di servizi non è sempre necessario rivolgersi a grandi insegne nazionali o a brand stranieri.

Questi avvocati, mi capita sempre più spesso di incontrarli qui a Milano. E la cosa che mi piace di più è leggere nei loro occhi la voglia di capire. Non di copiare. Ma di comprendere. La differenza è sostanziale.

Perché oggi questi professionisti stanno sempre più acquisendo consapevolezza che nessuno può pretendere di avere un’esclusiva sulla cultura professionale. E che l’opportunità più grande che hanno è proprio quella di metabolizzare un approccio nuovo all’avvocatura per poi declinarlo nella maniera più efficace e rispondente alle esigenze del loro mercato di riferimento.

I cosiddetti grandi studi hanno impiegato anni ad arrivarci. E in qualche occasione ci hanno anche sbattuto il muso.

Ecco, se devo azzardare una previsione per il prossimo futuro, uno degli scenari più importanti che si prospetta è rappresentato da un ulteriore allargamento dei confini dell’alveo in cui si muove l’avvocatura d’affari italiana.

Destinata a essere sempre più eterogenea, diversificata e intenta a occupare nuovi spazi d’azione.

Un’avvocatura più moderna e non confinata entro il limite di una singola città.

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