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09 May, 19

L’avvocato Valeria Logrillo, of counsel di Polis Avvocati, interviene sulla “legittima difesa”

Valeria Logrillo, avvocato in Milano e of counsel di Polis Avvocati, interviene su un tema di rilevante attualità, quello della legittima difesa.
Perché la legittima difesa non è (non era) un’emergenza.   

“Il 12 luglio dello scorso anno il Ministro della Giustizia affermava che non si tratta di una questione di “sicurezza” ma di “giustizia” e che “il cittadino deve almeno sentire di non essere abbandonato nel momento in cui deve dimostrare la propria innocenza nell’aula giudiziaria”. Leggendo quelle parole decisi di scrivere quello che la lettura di molti articoli fino a quel momento aveva suscitato in me. Queste parole sono rimaste nel mio pc per molto tempo e forse non sono più così attuali ma, anche alla luce delle ultime notizie, sento di condividerle:

Siamo sicuri che il cittadino in assenza di un intervento normativo sia abbandonato? Siamo certi che ad oggi non esista giustizia?

Da tempo le notizie di stampa riportano sotto i riflettori il delicatissimo tema della legittima difesa in alcuni casi giustamente tirata in causa, in altri invocata senza una precisa ragione; di seguito alcuni esempi di notizie, molto diverse tra loro, che riguardano l’uccisione o il ferimento di un ‘ladro’: la notizia dell’archiviazione per Francesco Sicignano e quella del patteggiamento a due anni e otto mesi per il tentato omicidio commesso da Giuseppe Chiarini.

Il pubblico si scatena e puntualmente vengono scritte con convinzione numerose inesattezze.

Personalmente provo sempre un certo dispiacere quando il nostro diritto viene insultato e denigrato, perché noi invece – almeno sotto questo aspetto – dovremmo andare fieri e pensare che dei principi del nostro ordinamento, compreso quello che regola la legittima difesa, dovremmo essere orgogliosi.

Forse per realizzare una simile pretesa sarebbe necessario conoscere più a fondo il nostro sistema e smetterla di confondere le norme con le lungaggini processuali o con i titoli dei notiziari e fare di tutta l’erba un fascio.

Forse questo è uno dei pochi ambiti in cui sarebbe giusto sviluppare un po’ di sano patriottismo.

Ma veniamo ai casi concreti.

In un caso: il sig. Francesco Sicignano nell’ottobre del 2015 spara ed uccide un uomo che era entrato nella sua abitazione. Si aprirono le indagini e l’uomo viene iscritto nel registro delle notizie di reato.

Iniziamo chiarendo, ai non addetti ai lavori, che questa notizia non può creare sgomento. In presenza di un fatto che ha gli estremi del reato è dovere iscrivere la notizia, aprire un procedimento e svolgere delle indagini. Questo rende, il nostro, uno Stato di diritto.

Anche qui piuttosto che accusare puntualmente la magistratura bisognerebbe rieducare i lettori al dato che essere indagati non è e non deve essere un motivo per essere oggetto di gogna mediatica.

Se una persona domani mattina decide di denunciarmi io sarò iscritta nel registro degli indagati, questo farà di me una colpevole perché la notizia sarà diffusa dalla stampa? No. In un sistema non distorto questa notizia sarebbe ‘segreta’ e qualora la si rendesse nota non dovrebbe sconvolgere nessuno. Anzi, da quel momento l’indagato è tutelato dalle garanzie del codice per tutta la durata delle indagini.

Quindi iniziamo smettendo di indignarci e di condannare in assenza di elementi. Non lo fa il nostro codice che è garantista e non dovremmo farlo noi.

Francesco Sicignano viene quindi – comprensibilmente – indagato per la morte del ventiduenne Gjergi Gjonj, viene disposta un’autopsia, esami balistici e vengono incaricati alcuni esperti per fare chiarezza su quanto avvenuto. Una condanna anticipata? Tutt’altro, grazie all’iscrizione nel registro delle notizie di reato Sicignano o i suoi avvocati possono prendere parte a queste operazioni, nominare propri esperti e “dire la loro” nel corso delle operazioni.

Ebbene, in questo caso, all’esito delle indagini e dei risultati scientifici è la stessa Procura a chiedere che la posizione dell’indagato sia archiviata. I familiari del giovane si oppongono e il Giudice per le Indagini Preliminari conferma la decisione della Procura. Cosa vorremmo rimproverare alle nostre norme e a questi magistrati?

Nell’altro caso, quello in cui c’è una sentenza di patteggiamento, il quarantenne bresciano Giuseppe Chiarini la sera del 29 gennaio 2016 si affaccia dal balcone della sua abitazione e spara alcuni colpi di fucile colpendo e ferendo il ventenne romeno Cristian Filimon che stava derubando e asportando uno sportello bancomat.

Quindi il ladro non era nella sua abitazione né stava per entrarci.

Nessun pericolo per chi ha deciso di imbracciare il fucile e sparare più colpi ad altezza uomo.

Ma quando può essere invocata le legittima difesa, che, come una coperta viene tirata da ogni parte e da più parti, per scopi a lei sconosciuti?

Innanzitutto, come appena ricordato, in questo caso non si può invocare la legittima difesa domiciliare, perché i fatti non si svolgono nel domicilio. Inoltre non si può proprio parlare di legittima difesa. Come posso difendermi da qualcuno che non mi sta aggredendo?

Quelle norme di cui dovremmo essere orgogliosi prevedono un intervento della forza pubblica e anche un intervento del privato cittadino nel caso in cui siano commessi reati, ma ovviamente non possono e non devono legittimare l’uso delle armi in assenza oltretutto del coinvolgimento delle forze dell’ordine. Il perché è evidente, a meno che non si voglia vivere in un luogo senza regole.

E poi, siamo proprio sicuri che lo Stato non ci tuteli in assenza delle forze dell’ordine? Non è vero neanche questo e infatti esiste una norma, “Facoltà di arresto da parte dei privati”che consente a “ogni persona” di procedere ad arrestare chi ha commesso un reato in flagranza dovendo “senza ritardo consegnare l’arrestato e le cose costituenti il corpo del reato alla polizia giudiziaria”.

Non cederò alla forte tentazioni di riportare alcuni dei commenti che sono stati scritti a margine di queste due notizie, non lo farò animata dalla voglia di semplificare concetti e non fare polemica o non scendere allo stesso piano di chi i concetti non vuole nemmeno capirli.

Quello che – senza presunzione di successo – provo a fare è spiegare perché tutti dovremmo smetterla di puntare il dito contro Leggi e Magistrati.

Se un domani nostro figlio in un momento di stupidaggine adolescenziale dovesse prendere parte a una bravata, quale ad esempio entrare disarmato in un’abitazione che assume essere disabitata e che invece disabitata non è e, una volta resosi conto della presenza di qualcuno fuggisse, come vivremmo la sua morte? Invocheremmo giustizia se fosse stato sparato mentre correva via? Riterremmo sproporzionata la morte subita rispetto a quello che stava commettendo?

O se, per ragioni analoghe, si trovasse nei pressi dei rapinatori del bancomat e fosse ferito da chi arbitrariamente ha imbracciato un fucile e sparato dalla finestra, cosa penseremmo del comportamento di quell’uomo?

Nella maggior parte delle ipotesi da convinti odiatori del sistema ci trasformeremmo in accaniti garantisti, chiedendo l’applicazione e il rispetto di tutte le norme e tutti i principi dell’ordinamento oggi ingiustamente e continuamente bistrattati”.

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