“Una mamma non smette mai di amare. Anzi, con il tempo amerà di più. Sei tu che mi amerai sempre di meno, ma questo è nel corso delle cose”. È uno dei dialoghi più incisivi tra madre e figlio, del film “Mommy”, diretto nel 2014 dall’allora giovanissimo – aveva 25 anni – regista canadese Xavier Dolan.
“Mommy” è la storia di una madre, Die, e di suo figlio Steve, più una vicina di casa, la balbuziente Kyle, capitata per caso nella loro vita derelitta, fatta di paure ed entusiasmi ingestibili, di dolore e limitazioni, di nessuna capacità di guardare avanti se non in sogno, dell’illusione di esserci pur nella disperazione, e della consapevolezza di vivere l’attimo qualsiasi esso sia. Il quindicenne Steve, interpretato da un eccellente Antoine Olivier Pilon, è affetto da turbe del comportamento, nella fattispecie “disturbo oppositivo provocatorio”, che spesso sfociano nella violenza e per questo esce ed entra da istituti di cura e correzione. Die è costretta a riprenderselo in casa e a tentare di gestire il difficile rapporto che li lega dopo la morte del marito, il padre di Steve, e al tempo stesso cerca di sbarcare in qualche modo il lunario. I tre vivono i giorni insieme in un alternarsi di picchi che preparano un finale amaro, pur nella esaltazione estrema della libertà.
Il film è stato protagonista di CinePolis, l’iniziativa che Polis Avvocati dedica periodicamente al cinema, voluta dall’avvocato Michele Laforgia, grande appassionato di cultura cinematografica, e condivisa da colleghi e collaboratori. A selezionare l’ottimo film sul quale dibatter, questa volta, è stato l’avvocato Luigi Milani, che si è avvalso della collaborazione del critico cinematografico Nicola Curzio, e del contributo di Ignazio Grattagliano, psicologo e specialista in Criminologia clinica. La discussione sul film nella grande sala riunioni, con lo studio pressoché al completo, e anche numerosi esterni, si inserisce quindi nel ciclo di appuntamenti, iniziati diversi anni fa, tra i quali memorabile rimane la conversazione su “La corazzata Potëmkin” di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, con il filologo barese Luciano Canfora.
“Chi fa il nostro mestiere non può non avere uno spessore culturale, quindi sono convinto che CinePolis contribuisca in maniera efficace alle attività di formazione permanente che uno studio delle nostre dimensioni dovrebbe fare – commenta l’avvocato Laforgia -. Gli intellettuali, i giuristi in questo caso, non hanno solo il compito di studiare e lavorare, ma anche di trasmettere i saperi”.